NO all'egemonia GERMANICA

12.07.2013 15:01

Cosa può esserci di più seducente di questi tempi di un “Piano Marshall per l’Europa”? E cosa ci può essere di più condivisibile di una azione orientata a stimolare gli investimenti “nella produzione di energia sostenibile, nella riduzione dei consumi energetici, in settori industriali e servizi sostenibili, in istruzione e formazione, in ricerca e sviluppo, in infrastrutture di trasporto moderne, in città e comuni a basse emissioni e nell’efficienza delle
pubbliche amministrazioni.”, come recita il documento diffuso dalla Confederazione sindacale tedesca e al quale si è recentemente appellato il candidato della SPD Steinbrück alle prossime politiche?

L’istituzione di un “Fondo europeo per il futuro” rappresenta la base di finanziamento del Piano, con un capitale iniziale che dovrebbe derivare da imposizione straordinaria sugli alti redditi dei singoli paesi, e con un capacità finanziaria futura che dovrebbe fare leva sulla tassazione delle transazioni finanziarie. Ma c’è di più. Il Piano delinea infatti delle precise direzioni di marcia che, in assenza di criteri di fruizione dei fondi per gli investimenti, sono destinate a concretizzarsi laddove ingenti politiche di trasformazione industriale hanno già lasciato il loro segno. Guarda caso in Germania. E guarda caso ponendo particolare attenzione al settore delle energie rinnovabili dove paesi come l’Italia non creando filiere industriali hanno maturato deficit commerciali crescenti.

Peraltro anche sotto il profilo della ripartizione delle risorse finanziarie, il Piano – che nelle intenzioni vorrebbe contribuire allo sviluppo dei Paesi che hanno una situazione economica più critica – va a destinare una quota marginale ad interventi urgenti di stimolo della domanda aggregata (10 miliardi, un’inezia), mentre premia interventi destinati ad avere ricadute di domanda attraverso una modifica dell’offerta industriale (i restanti 250 miliardi). All’inezia dei 10 miliardi per il riequilibrio “congiunturale”, si aggiunge la beffa: parte degli interventi ipotizzati riguardano l’acquisto di elettrodomestici e la Germania, guarda caso, qui la fa da padrona nella produzione. In altre parole si stimola la domanda dei paesi periferici all’acquisto di prodotti in cui i tedeschi sono leader. Non esattamente una misura di riequilibrio. In più si finanzierebbe l’acquisto di abitazioni e anche qui si cita la Germania dove relativamente pochi hanno una casa di proprietà.
La nostra Europa é troppo Germanocentrica e Merkellizzata dobbiamo dare un forte segnale di volontà di cambiamento e non di sudditanza becera. I notri esponenti del governo devono fare scudo alle richieste di sfruttamento tedesco. PENSIAMO A NOI ITALIANI pensiamo al nostro popolo i tedeschi se ne fregano di noi come hanno sempre e storicamente fatto.